Cortona On The Move | Palazzo Capannelli | Via Zefferini 1
14. Juli - 30. September 2018
New Visions
"Vor einigen Jahren entdeckte ich in Amsterdam einen Unterschlupf für Opfer von Menschenhandel. Ich wollte mehr wissen und begann zu recherchieren. Ich kam sofort auf die Idee, eine Serie von Porträts der Opfer zu machen. Zunächst besuchte ich jede Woche die Hütte, um all jene zu treffen, die dort arbeiteten und lebten. Ihr Vertrauen zu gewinnen, war das Wichtigste für mich. Es brauchte viel Tee, Kaffee und ein Modefotoshooting, das die Mädchen unterhielt und sie überzeugte, an Bord zu springen.
Verkauft wird eine Serie von anonymen Porträts von Opfern des Menschenhandels. Die Porträts werden in Schutzräumen aufgenommen, in denen diese Frauen und Männer vorübergehend Schutz und Unterkunft finden. Und vielleicht der Beginn eines besseren Lebens.
Ernst Coppejans (1974, Wissenkerke, Niederlande) absolvierte nach einer Ausbildung zum Produktdesigner die PhotoAcademy in Amsterdam und arbeitet seitdem als freier Fotograf. Die Menschen, das Leben, das sie leben und die Entscheidungen, die sie treffen, faszinieren ihn. Die Ideen für seine Projekte stammen aus seinen Erfahrungen und seiner Neugierde auf die Erfahrungen außergewöhnlicher Menschen. Die Stärke des Verlierers ist das zentrale Thema der Arbeit von Ernst Coppejans.
“Alcuni anni fa ho scoperto ad Amsterdam un rifugio per le vittime della tratta di esseri umani. Volevo saperne di più e ho iniziato a effettuare delle ricerche in merito. Mi è subito venuta in mente l’idea di realizzare una serie di ritratti delle vittime. Ho iniziato visitando il rifugio ogni settimana, per conoscere tutti coloro che ci lavoravano e ci vivevano. Ottenere la loro fiducia era la cosa più importante per me. Ci sono voluti un sacco di tè, caffè e un servizio fotografico di moda che ha fatto divertire le ragazze e le ha convinte a saltare a bordo.”
Sold è una serie di ritratti anonimi delle vittime della tratta di esseri umani. I ritratti sono realizzati nei rifugi dove queste donne e questi uomini trovano temporaneamente sicurezza e alloggio. E, forse, l’inizio di una vita migliore.
Ernst Coppejans, (1974, Wissenkerke, Olanda), dopo aver completato un percorso formativo nell’ambito del product design, si è laureato alla PhotoAcademy di Amsterdam e da allora lavora come fotografo freelance. Lo affascinano le persone, le vite che vivono e le scelte che fanno. Le idee per i suoi progetti nascono dalle sue esperienze e dalla sua curiosità nei confronti del vissuto di persone straordinarie. La forza del perdente è il tema centrale del lavoro di Ernst Coppejans.
Die Weltbevölkerung ist zunehmend hochfrequenten elektromagnetischen Feldern von Mobiltelefonen, Schnurlostelefonen, Tabletten, Wi-Fi und Signalverstärkern ausgesetzt. Elektrosensibilität (EHS) ist eine Reihe von physischen und/oder psychischen Symptomen, die mit dem Vorhandensein und der Nähe zu diesen Bereichen zusammenhängen, wie Kopfschmerzen, Schlaflosigkeit, Schwäche, Konzentrationsstörungen, Schmerzen, Ausschläge, Hör-, Seh- und Gleichgewichtsstörungen, Stimmungsschwankungen. Die Zahlen in Italien sind alarmierend: Wir sprechen von mindestens 600 000 Fällen.
Immer mehr Menschen leiden und ändern ihre Gewohnheiten radikal und wenden sich der Zwangsisolierung als einzigem Heilmittel zu. Viele von denen, die nicht bereit sind, den Ort und den Lebensstil zu ändern, versuchen, mit selbstgemachten Therapien zu heilen. Andere entwickeln schwere Formen von Depressionen und Missbrauch. Diese Menschen werden Wächter genannt, weil sie als diejenigen betrachtet werden, die jetzt versuchen, was in den kommenden Jahren zu einem zunehmend verbreiteten Phänomen werden könnte.
Claudia Gori (1986, Prato, Italien) arbeitet als freie Fotografin und führt fotografische Projekte der sozialen und psychologischen Forschung in Italien und im Ausland durch. Seine Bilder wurden in Zeitungen wie CNN Photo Blog, The Wall Street Journal, Grazia Italia, R2 La Repubblica veröffentlicht. Im Jahr 2016 wurde sie für die Joop Swart Masterclass of the World Press Photo nominiert. Im Jahr 2017 gehörte er zu den Finalisten des Premio Pesaresi und im Jahr 2018 zu den Finalisten des Sony World Photography Award für das Projekt The Sentinels.
La popolazione mondiale è esposta in modo massiccio e crescente ai campi elettromagnetici ad alta frequenza emessi da cellulari, cordless, tablet, Wi-Fi, ripetitori. L’elettrosensibilità (EHS) è un insieme di sintomi fisici e/o psicologici legati alla presenza e alla vicinanza a questi campi, come cefalee, insonnia, debolezza, deficit di concentrazione, dolori, eruzioni cutanee, disturbi uditivi, visivi e dell’equilibrio, alterazione dell’umore. I numeri in Italia sono allarmanti: si parla di almeno 600mila casi.
Sempre più persone ne soffrono e modificano radicalmente le loro abitudini, ripiegando su un isolamento forzato come unico rimedio. Molti di coloro che non sono disposti a cambiare luogo e stile di vita cercano di guarire con terapie fai da te. Altri sviluppano gravi forme di depressione e abulia. Queste persone sono chiamate sentinelle, perché sono considerate coloro che provano adesso ciò che potrebbe diventare un fenomeno sempre più diffuso negli anni a venire.
Claudia Gori (1986, Prato, Italia) lavora come fotografa indipendente e porta avanti progetti fotografici di ricerca sociale e psicologica in Italia e all’estero. Le sue immagini sono state pubblicate su testate giornalistiche come CNN Photo Blog, The Wall Street Journal, Grazia Italia, R2 La Repubblica. Nel 2016 è stata nominata per la Joop Swart Masterclass del World Press Photo. Nel 2017 è tra i finalisti del Premio Pesaresi e nel 2018 è tra i finalisti del Sony World Photography Award col progetto The Sentinels.
Die Einschränkungen der Meinungsfreiheit der pakistanischen Regierung wurden oft als Vorwand gegen verschiedene Personengruppen wie Minderheiten, Journalisten, Menschenrechtsaktivisten, Atheisten, Homosexuelle usw. benutzt, um sie daran zu hindern, sich öffentlich zu äussern. Tötungen und Angriffe auf Journalisten, Medienschaffende und Menschenrechtsverteidiger bleiben endemisch und ständig ungestraft.
Diese Geschichte spielt in Lahore und ist eine Serie von Porträts von Menschen, deren Art zu denken, zu leben und zu lieben gegen die offizielle pakistanische Vision verstösst. Menschen, deren Leben ein ständiger Kampf ist, weil sie ihre Meinung, ihren Glauben, ihre Sexualität, ihre Kunst, ihre Sorgen, ihre Freuden und Sorgen verbergen müssen. Diese Bilder wurden mit äusserster Vorsicht präsentiert, um die Sicherheit und damit auch die Anonymität der abgebildeten Personen zu gewährleisten. Jeder von ihnen heisst "Noor", ein Name, der Licht bedeutet und gleichgültig für Frauen und Männer verwendet wird.
Marylise Vigneau (1968, Ambilly, Frankreich) wuchs in einer traditionellen Pariser Familie auf. Trotz ihrer Faszination für Literatur ist ihre Ausdrucksweise im Laufe der Zeit zur Fotografie geworden. Asien und die Städte, die von Zeit und Vergessen, Entwicklung oder Isolation - oft zwei Extreme desselben Phänomens - betroffen sind, sind sein bevorzugtes Terrain. Sie liebt das Spiel mit Gegensätzen: Abwesenheit und Präsenz, Leere und Fülle, Einsamkeit und Multitude, nah und fern.
Le restrizioni del governo pakistano alla libertà di parola sono state spesso strumentalizzate contro diversi gruppi di persone, quali minoranze, giornalisti, attivisti per i diritti umani, atei, omosessuali, ecc. Le uccisioni e gli attacchi a giornalisti, collaboratori dei media e difensori dei diritti umani rimangono endemici e costantemente impuniti.
Questa storia si svolge a Lahore e costituisce una serie di ritratti di persone il cui modo di pensare, vivere, amare, va contro la visione ufficiale pakistana. Persone la cui vita è una lotta continua perché devono nascondere le loro opinioni, le loro convinzioni, la loro sessualità, la loro arte, le loro preoccupazioni, le gioie e i dolori. Queste immagini sono state esposte con estrema cautela in modo da garantire la sicurezza e quindi anche l’anonimato delle persone ritratte. Ognuna di loro si chiama “Noor”, un nome che significa luce e viene usato indifferentemente per donne e uomini.
Marylise Vigneau (1968, Ambilly, Francia) è cresciuta in una famiglia parigina tradizionale. Nonostante il suo fascino per la letteratura, nel corso del tempo la sua modalità di espressione è diventata la fotografia. L’Asia e le città colpite dal tempo e dall’oblio, dallo sviluppo o dall’isolamento – spesso due estremi dello stesso fenomeno – costituiscono il suo terreno preferito. Ama giocare con gli opposti: l’assenza e la presenza, il vuoto e la pienezza, la solitudine e la moltitudine, il vicino e il lontano.