Lugano Photo Days | Ex Macello
12. - 21. Oktober 2018
Fotografi contro i crimini sugli animali
L’arte è espressione, e una forte espressione può influire sul cambiamento. La fotografia in particolare ha questo potere. Infatti, senza alcune fotografie di questo progetto, molte storie di crimini contro gli animali non avrebbero ricevuto visibilità. La maggior parte delle persone non dimentica un’immagine veramente potente, indipendentemente se sono colpiti da un momento scioccante di pura realtà o attirati da una composizione tenera e compassionevole.
I fotografi che hanno contribuito con le loro immagini stimolanti per questo progetto hanno diversi stili e abilità. Alcuni si propongono di evidenziare l’ingiustizia attraverso l’arte della dichiarazione, creando immagini indimenticabili attraverso la loro forza – la furia espressa magnificamente. Altri prendono la bellezza membrata e la reincarnano in un accordo inquietante, trasformando le prove in arte. Oppure utilizzano l’iconografia dell’arte classica per dare alle loro composizioni la risonanza umana, facendo eco ad una crocifissione, ad un letto di morte o al bottino di guerra.
I fotogiornalisti tra di loro hanno deciso di mostrare i crimini internazionali sugli animali attraverso una narrazione visiva, proprio come farebbe un giornalista di guerra, con una serie di immagini emotivamente potenti, ognuna accuratamente ripresa e pianificata, ciascuna incapsulando una diversa prospettiva della storia.
Poi ci sono gli appassionati fotografi naturalisti che iniziano coprendo una storia sulla vita dei loro soggetti preferiti e si trovano ad essere testimoni di un’altra storia e le loro fotografie diventano testimonianze di crimini o ingiustizie.
L’intenzione di altri fotografi naturalisti è semplicemente quella di trasmettere l’empatia che hanno per i loro soggetti e a farcene preoccupare allo stesso modo, così che proviamo una profonda rabbia per le cose crudeli che possono essere inflitte su creature senzienti.
Per realizzare immagini di questa qualità, scattando fotografie che sono più che casuali e che rimarranno potenti anche dopo averle guardate più volte, serve conoscenza, abilità e maestria. Questo normalmente succede dopo anni sul campo e acquisendo un’alfabetizzazione visiva. Queste immagini richiedono sia tempo per essere realizzate sia l’occhio di un artista. Sono immagini di spicco di grande valore. Non sorprende che molte abbiano vinto importanti premi.
Tutte le fotografie coinvolgono persone in qualche modo. Magari non mostrano crimini in un senso strettamente legale, ma rivelano la crudeltà e l’ignoranza o le tragedie dell’estinzione degli animali che, a lungo andare, influenzerà anche il nostro stesso benessere. In contrapposizione alle immagini di crudele indifferenza, molti ritraggono i teneri momenti di umanità. Ma tutto è collegato con noi. Colpiscono la nostra compassione e ci spingono a protestare contro l’inazione o al rifiuto politico.
Questa è la forza della fotografia. E creando una galleria con questo progetto, lo scopo dei fotografi è di amplificare la potenza con il grido “Fotografi contro i crimini sugli animali!”
Art is expression – and powerful expression can effect change. Photography in particular has this power. Indeed, without some of the photographs in this project, many wildlife crime stories would not have been given exposure. Most people never forget a truly powerful picture, whether they are transfixed by a shocking moment of raw reality or drawn in by a tender, compassionate composition.
The photographers who have contributed their thought-provoking images for this project have different styles and skills. Some set out to highlight injustice through statement art, creating images that are unforgettable through their power – fury expressed beautifully. Others take dismembered beauty and reincarnate it in a haunting arrangement, turning evidence into art. Or they use the iconography of classical art to give their compositions human resonance, echoing a crucifixion, a deathbed repose or the spoils of war.
The photojournalists among them have set out to cover international wildlife crime through a visual narrative, much as a war journalist would, with a series of emotionally powerful images, each skillfully shot and planned, each encapsulating a different angle of the story.
Then there are the passionate wildlife photographers who begin by covering one story about the life of their subject and find themselves witness to another story and their photographs testimonies to crimes or injustices.
The intention of yet other wildlife photographers is purely to convey the empathy they have with their subjects and move us to care in the same way – so that we feel real motivating anger that anything cruel could be done to such sentient creatures.
To execute images of this quality, to shoot pictures that are more than chance records and that will remain powerful however many times they are looked at, takes knowledge, skill and artistry. And that usually comes from years in the field and the acquisition of visual literacy. These images take both time to achieve and an artist’s eye. They are stand-out pictures of true value. Not surprisingly, many of them have won major awards.
All the pictures involve people in some way. They may not record crimes in a strictly legal sense, but they reveal cruelty and ignorance or wildlife-extinction tragedies that, in the long run, are likely to affect our own wellbeing. As a contrast to the scenes of cruel indifference, many portray the tender moments of human care. But all make a connection with us. They engage our compassion and prompt us to speak out against inaction or political denial. That’s the power of photography. And by creating a gallery in this project, the photographers’ aim is to magnify that power through the cry “Photographers Against Wildlife Crime!”
(Text: Roz Kidman Cox)