Palazzo Roverella | Rovigo
26. September 2020 - 31. Januar 2021
Der schönste Kuss in der Geschichte der Fotografie? Unmöglich, das zu behaupten.
Aber es ist sicher, dass ein Platz auf dem Podium zum Bild dieses jungen Paares gehört, gleichgültig gegenüber dem Gedränge der Passanten und dem Verkehr auf dem Place de l'Hôtel de Ville in Paris.
Der Autor ist Robert Doisneau, der grosse Meister der Fotografie, dem der Palazzo Roverella im Herbst 2020 mit einer einzigartigen Ausstellung huldigen wird, die dem Publikum Werke enthüllen kann, deren Berufung es ist, Momente des Glücks wie diesen einzufangen.
Zusammen mit Henri Cartier-Bresson gilt Doisneau als einer der Gründerväter der französischen humanistischen Fotografie und des Strassenfotojournalismus. Mit seinem Objektiv fängt er den Alltag der Männer und Frauen ein, die Paris und die Banlieue bevölkern, mit allen Emotionen der Gesten und Situationen, in denen sie sich bewegen. Es ist eine leichte, ironische Geschichte, die den Menschen mit Sympathie zuzwinkert. Er wird sogar zärtlich einbezogen, wenn er Liebhaber und Kinder fotografiert.
"Was ich versuchte zu zeigen, war - so erinnert sich der Künstler - eine Welt, in der ich mich gut fühlen würde, in der die Menschen freundlich wären, in der ich die Zärtlichkeit finden würde, die ich mir erhoffte. Meine Fotos waren wie ein Beweis dafür, dass diese Welt existieren kann. “
"Ich mag - so fährt er fort - Menschen für ihre Schwächen und Fehler. Ich komme mit normalen Menschen gut aus. Lassen Sie uns reden. Wir fangen an, über das Wetter zu reden und kommen nach und nach zu den wichtigen Dingen. Wenn ich sie fotografiere, ist es nicht so, als ob ich sie mit einer Lupe untersuchen würde, wie ein kalter, wissenschaftlicher Beobachter. Es ist eine sehr brüderliche Sache, und es ist schön, Licht auf die Leute zu werfen, die nie im Rampenlicht stehen."
"Der Fotograf muss wie saugfähiges Papier sein, er muss sich vom poetischen Moment durchdringen lassen. Seine Technik soll wie eine Art Tierfunktion sein, sie muss automatisch wirken".
Doisneau wurde 1912 in dem Pariser Vorort Gentilly geboren, seine Ausbildung zum Fotografen begann mit einer Lehre in der Werkstatt eines Werbefotografen. Doch schon bald verlagerte sich seine Aufmerksamkeit auf die Pariser Arbeiterviertel und die Banlieue, Bilder, die über die Agentur Rapho, zu deren wichtigsten Mitgliedern er gehört, in den Zeitschriften erschienen. Dann drängte ihn der Krieg, sich dem Widerstand zur Verfügung zu stellen, um den Gesuchten eine neue Identität zu geben. Nach der Befreiung sind hier einige Reportagen für die "Vogue" und, im Jahr '49, das Buch, das in Zusammenarbeit mit seinem Partner, dem berühmten Schriftsteller Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, produziert wurde, die erste Synthese der vielen Geschichten in Bildern, die er dieser Welt gewidmet hat. Doisneau beschreibt seinen Alltag und komponiert eine visuelle Geschichte, in der sich eine tiefe Menschlichkeit und eine Note Humor, die in seinem Werk immer präsent sind, vermischen.
Il più bel bacio della storia della fotografia? Impossibile, certo, stabilirlo.
Ma è certo che un posto sul podio spetta all’immagine di questa giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi.
L’autore è Robert Doisneau, il grande maestro della fotografia cui Palazzo Roverella renderà omaggio nell’autunno 2020 attraverso una mostra originale, capace di rivelare al pubblico delle opere la cui vocazione è, appunto, catturare momenti di felicità come questo.
Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.
Il suo è un racconto leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.
“Quello che cercavo di mostrare era – ricorda l’artista – un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. “
“Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.”
“Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.”
Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly, la sua formazione come fotografo nasce dall’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma la sua attenzione si trasferisce presto ai quartieri popolari di Parigi e della banlieue, immagini che cominciano a comparir sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. Poi
la guerra lo spinge a mettersi a disposizione della resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, ecco alcuni reportages per “Vogue” e, nel ’49 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, componendo un racconto visivo in cui si mescolano una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.
(Text: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s., Padova)