Camera - Centro Italiano per la Fotografia | Torino
31. Mai - 28. Juli 2019
Monumenti
Irene Kung
Im Projektraum von CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia wird die vom Direktor des Turiner Instituts, Walter Guadagnini, kuratierte Einzelausstellung von Irene Kung (Bern, 1958) mit dem Titel Monumenti am Donnerstag, den 30. Mai um 18 Uhr eröffnet.
Ausgehend von der Gegenüberstellung von Bildern aus zwei früheren Fotoserien, Le città invisibili (2012) und Trees (2014), trifft Kung eine visuelle Auswahl, die eine introspektive und soziale Untersuchung der Landschaft, ob urban, archäologisch oder natürlich, neu komponiert. Für die Schweizer Autorin sind diese Elemente reine Sehgrundlagen, die sich dem Betrachter, ohne die visuelle Störung durch Formen des Fortschritts und der menschlichen Vernachlässigung, als höfische Portraits aus der Dunkelheit präsentieren. In den achtzehn großformatigen Werken, die bei dieser Gelegenheit ausgestellt werden, erhalten Bäume, antike Ruinen und zeitgenössische Architektur einen heilbringenden Charakter und werden zu zeitgenössischen Denkmälern, die dank der Kraft der Ästhetik und der Stärke des Bildes die Zeit aufheben und das Chaos mit ihrer konstruktiven Harmonie ordnen.
Kung, die in der Malerei ausgebildet wurde, hat die Fotografie seit etwa einem Jahrzehnt als bevorzugtes Medium ihrer künstlerischen Produktion angenommen und ihre Ausbildung nicht nur dazu genutzt, die lyrische und emotionale Komponente ihrer künstlerischen Forschung, sondern auch die gestische und instinktive zu verbessern. Die Wesentlichkeit der Aufnahmen und die Fähigkeit, ihre Motive aus der Dunkelheit herauszuführen, drücken in der Tat eine stilistische und konzeptionelle Nähe zur italienischen Renaissance-Malerei aus: Ihre Werke unterstreichen den rationalen Wunsch, neue Möglichkeiten für eine nachhaltige Zukunft zu finden, und die erneute Aufmerksamkeit für das Gleichgewicht zwischen Mensch und Natur. Gleichzeitig kontrastieren Kungs Kompositionen mit der Mehrdeutigkeit von Urbanisierung und menschlicher Fahrlässigkeit und unterstreichen eine subtile Unruhe aus der Schönheit. Das Beschreiben von Leiden durch eine raffinierte und traumhafte Darstellung ist - so Kung - ein Versuch, aus den Wahrnehmungen einer emotionalen Erfahrung eine neue Bedeutung zu generieren, ist eine Abstraktion, die mich von den Gebieten am meisten im Schatten über die meditative Dimension bis hin zu den unbewussten Räumen der Seele führt.
Nella Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, verrà inaugurata giovedì 30 maggio, alle ore 18.00, la mostra personale di Irene Kung (Berna, 1958) intitolata Monumenti, curata dal direttore dell’istituto torinese, Walter Guadagnini.
A partire dalla giustapposizione di immagini appartenenti a due serie fotografiche precedenti, Le città invisibili (2012) e Trees (2014), Kung compie una selezione visiva che ricompone un’indagine al tempo stesso introspettiva e sociale sul paesaggio, sia esso urbano, archeologico o naturale. Tali elementi sono per l’autrice svizzera come fondamenti puri della visione che, spogliati dal disturbo visivo generato dalle forme di progresso e dall’incuria umana, si presentano allo spettatore come ritratti aulici che emergono dall’oscurità. Nelle diciotto opere di grande formato esposte in questa occasione, alberi, antiche rovine e architetture contemporanee assumono un carattere salvifico, diventano monumenti contemporanei che – grazie al potere dell’estetica e alla forza dell’immagine – annullano il tempo e ordinano il caos con la loro armonia costruttiva.
Formatasi in ambito pittorico, Kung ha adottato la fotografia come medium privilegiato della propria produzione artistica da circa un decennio, sfruttando la sua formazione non solo per impreziosire la componente lirica ed emotiva della sua ricerca artistica, ma anche quella gestuale ed istintiva. L’essenzialità delle inquadrature e la capacità di far emergere i suoi soggetti dall’oscurità, infatti, esprimono una vicinanza stilistica e concettuale al Rinascimento pittorico italiano: i suoi lavori evidenziano il desiderio razionale di individuare nuove strade possibili per un futuro sostenibile e la rinnovata attenzione all’equilibrio tra umano e naturale. Allo stesso tempo le composizioni di Kung evidenziano per contrasto l’ambiguità dell’urbanizzazione e della negligenza umana, facendo emergere dalla bellezza una sottile inquietudine. Descrivere la sofferenza attraverso una rappresentazione raffinata e onirica è – dichiara la Kung – un tentativo di generare un nuovo significato a partire dalle percezioni di un’esperienza emotiva, è un’astrazione che mi conduce dalle zone più in ombra alla dimensione meditativa, fino agli spazi inconsci dell’anima.
(Text: Camera - Centro Italiano per la Fotografia, Torino)